BY: Irene Barbruni
L’essere umano è molto complesso ed è difficile descriverlo esaustivamente. In psicologia le varie correnti di pensiero hanno tentato di definirlo attraverso il concetto di personalità. Possiamo distinguere tre grandi correnti di pensiero: il behaviorismo, la psicoanalisi e la psicologia umanistica. Proprio dai concetti presi da quest’ultima corrente prendo spunto per riflettere su come possiamo lavorare per promuovere al meglio le nostre possibilità di evoluzione. Quest’ultima corrente ci può aiutare in quanto sposa un approccio olistico dell’uomo e ha un carattere volutamente ecclettico che, a mio giudizio, può meglio cogliere la complessità dell’uomo.
Possiamo distinguere due punti importanti di osservazione di sé, che alla fin fine sono due facce della stessa medaglia: uno è il rapporto con sé stessi e l’altro è il rapporto con gli altri.
Cercare di scoprire il nostro modo di vivere i rapporti può essere un modo per capire a che punto siamo della nostra evoluzione. Possiamo distinguere due tipi di modi di relazionarsi: ciò che ci lega all’altro è il bisogno dell’altro oppure ciò che ci lega all’altro è scollegato da ciò che l’altro ci dà. Per esempio il bambino è preso inizialmente dai bisogni immediati, successivamente cambia il rapporto con gli altri che si basa, o dovrebbe basarsi, sempre meno sul bisogno dell’altro. Quindi, ciò a cui si deve tendere è un rapporto con l’altro non basato sulla soddisfazione delle nostre carenze, ma sulla innata vocazione ad incontrare su un piano più elevato l’altra persona.
Chiaramente se un individuo nel rapporto con se stesso promuove i suoi ideali e il senso di completezza di sé avrà una modalità di entrare in contatto con gli altri diversa da chi è maggiormente legato ai piaceri immediati. Il modo di rapportarsi a se stessi diviene il modello del modo di rapportarsi all’altro. Se una persona priviligia gli aspetti emozionali che sorgono verso il piacere ed il godimento della vita, interpreterà il rapporto con gli altri nello stesso modo. Allora sarà un rapportarsi strumentale non certo un modo attraverso cui esprimere l’esigenza della propria evoluzione personale e relazione.
Tanti rapporti rimango immaturi in quanto rimangono immature le persone che li vivono. E questo immaturità permane in quanto non ci si adopera per sviluppare le parti più alte della personalità che riguardano la sfera etica. Un bambino evolve se riesce a contenere la sua esigenza del giocare quando la madre ha necessità di un suo contributo per una certa mansione. E qui si svolge la maturazione etica che poi è la maturazione verso la capacità relazionale e sociale. Alrimenti l’individuo rimane chiuso nella sua sfera di esigenze emotive e sviluppa una modalità che possimo ben chiamare autismo esistenziale; ossia chiusura alle esigenze dell’altro, incapacità di cogliere le esigenzenze dell’altro.
La persona matura, non percependo l’altro da un punto di vista interessato, assume più facilmente un atteggiamento di non-valutazione e di non giudizio o condanna dell’altro. Anche la relazione d’amore più matura si evidenzia nel momento in cui il rapporto con l’altro diventa un fine e non un mezzo.