BY: Irene Barbruni
L’effetto placebo è un fenomeno osservato da tempo in campo medico. Si riferisce alla potenzialità suggestiva che possiede la nostra mente sul corpo. In generale un placebo è un medicamento che non ha una reale azione specifica. Esso assume una particolare importanza, per esempio, nel corso di un esperimento dove, accanto al gruppo di soggetti ai quali viene somministrata la cura, vi è un gruppo di individui ai quali viene somministrato una falsa cura. Quest’ultimo gruppo serve da controllo per verificare l’efficacia del trattamento con più certezza.
Molti sono gli esempi che testimoniano la capacità di guarire insita in noi stessi. Ad esempio negli anni cinquanta alcuni medici eseguirono false operazioni per la cura dell’angina pectoris e nonostante non eseguissero l’esculsione dell’arteria mammaria, ma semplicemente aprivano e ricucivano, i pazienti trovavano comunque giovamento dall’operazione. Sono molti e differenti i disturbi fisici che hanno una risposta positiva al placebo: dal mal di testa, alla febbre, alle verruche. Oggi sappiamo che circa il 35% degli individui che ricevono un placebo hanno un effetto significativo sulla guarigione. Ovviamente tale percentuale cambia a seconda della gravità del disturbo. Interessante è il fatto che ciò che influenza notevolmente l’efficacia di un placebo è il metodo di somministrazione. Si è visto, per esempio, che le iniezioni sono più efficaci delle pillole; probabilmente perché l’iniezione viene percepita come più efficace della pillola.
Prendendo spunto dal fenomeno del placebo possiamo ragionare sui meccanismi che possiamo innescare in modo inconsapevole. Sappiamo quindi che le nostre convinzioni hanno una notevole influenza sulla capacità o meno del corpo di dare avvio alle giuste vie per il nostro benessere. Nella vita capitano momenti di difficoltà che fatichiamo a superare, momenti in cui ci sentiamo impotenti ed incapaci di affrontare determinate situazioni. Ma come possiamo coltivare la nostra insita capacità di superare le difficoltà? Nell’effetto placebo, ciò che ci fa stare meglio, è la convinzione che una sostanza stia agendo nel nostro corpo, promuovendo un effetto benefico. Quindi le convinzioni, i pensieri hanno una notevole influenza su di noi. I pensieri si concretizzano in parole, ecco perché il linguaggio che usiamo, soprattutto per definirci, è importante. Il dialogo con noi stessi non è neutro e nemmeno innocuo. Esso può recare altri problemi, nel senso che un modo errato di definire e di raccontare noi stessi, influisce negativamente sul nostro umore. Avere consapevolezza del linguaggio è il primo passo per contrastare tutti quegli schemi di pensiero che non aiutano le nostre capacità, anzi che le ostacolano. Ad esempio frasi che a volte pensiamo e diciamo come “non sono capace”, “sono timido” oppure “non riesco a reagire”, non sono di aiuto. Darci delle etichette di questo tipo riduce le nostre potenzialità e spesso non hanno nulla a che vedere con ciò che veramente fa parte di noi, perché un’etichetta non potrà mai definire la nostra complessità interiore. Inoltre nella realtà contemporanea vi è la tendenza a sposare slogan come ad esempio “bisogna resistere, tenere duro”, come se la vita fosse una continua lotta. Ma questa modalità, che può andare bene in alcune situazioni, non è adatta sempre nella vita che è fatta di imprevisti che dobbiamo necessariamente saper accettare, per poterli trasformare.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che quello che diciamo e pensiamo finisce per assumere i tratti che definiscono in modo oggettivo la realtà, finendo così per crederci. E quindi ci percepiamo proprio in lotta come se fossimo in guerra. Naturalmente la cosa è molto più complessa, perché le parole che usiamo sono esse stesse frutto di un modo di sentire, il quale tuttavia è ulteriormente confermato dalle stesse parole che usiamo: è un circolo vizioso. Queste stringhe di parole, vanno a comporre una struttura narrativa che costituisce un alter ego: ossia un’ identità dalla quale ricaviamo o forza, o debolezza. Ma ad ogni modo essendo una costruzione non corrisponde alla nostra vera ed autentica identità, la sola che abbia in sé le capacità di renderci adeguati alle diverse situazioni. Ecco che diventa importante a volte saper cedere, accettare e smettere di combattere e altre volte saper far fronte alle situazioni. Ma questa flessibilità è frutto di un rapporto sereno con noi stessi. Una serenità che deriva dal sapersi accettare e saper strutturare un giusto dialogo interiore: saper parlare in noi stessi in modo equilibrato. Proprio quando ci mettiamo in competizione con un ipotetico noi stessi, dato l’effetto persuasivo o placebo delle nostre affermazioni, finiamo per alterare la nostra personalità autentica. La continua riflessione sui pensieri che albergano nella nostra mente diventa fondamentale per liberarci da convinzioni che possono ostacolare la nostra naturale capacità di superare ciò che ci rende sofferenti. In questo senso analizzare con serenità il dialogo interiore e farlo maturare dovrebbe diventare una delle attività più importati per il benessere personale.