BY: Irene Barbruni
L’aborto spontaneo colpisce dal 15 al 30% delle gravidanze, quindi statisticamente ha una frequenza elevata. Per questa ragione si può osservare una certa tendenza alla banalizzazione dell’evento, testimoniata da frasi ricorrenti come “capita a molte donne” oppure “è risaputo che può capitare”; affermazioni che possono far intendere che non è un lutto vero e proprio. Molte donne riferiscono di non sentirsi legittimate nel proprio dolore; quindi frequentemente non vi è la giusta attenzione verso le possibili conseguenze psicologiche.
Il vissuto di sofferenza relativa all’interruzione della gravidanza arriva solitamente poche settimane successive alla scoperta del concepimento. Sicuramente lo stato psicologico della donna è notevolmente influenzato da fattori sia caratteriali che legati alla storia personale. Ad esempio, un aborto spontaneo che avviene in una donna che è alla prima gravidanza, magari cercata da tempo, può avere un impatto notevole sullo stato psicologico. Riconoscere l’espressione del dolore come legittimo in seguito ad un evento significa anche trovare il modo per superarlo. La donna che vive questo tipo di perdita, deve sentirsi in diritto di esprimere il proprio dolore e di cercare supporto e aiuto. In ambito psicologico l’aborto spontaneo è considerato un trauma poiché esso è un evento che non deve essere sottovalutato. Infatti diversi studi mostrano l’insorgenza di sintomi quali ansia e depressione nei mesi successivi all’evento. Fondamentale è, quindi, riconoscere ed avere la possibilità di condividere il dolore dandosi il tempo per superarlo. Se la donna non trova sufficiente supporto per affrontare questo difficile momento della vita è bene che si rivolga ad uno psicoterapeuta.
Non sono neanche da sottovalutare le conseguenze psicologiche legate all’interruzione volontaria di gravidanza. Infatti mentre le donne che hanno un aborto spontaneo tendenzialmente vivono un dolore psicologico inizialmente superiore, con il passare del tempo hanno un miglioramento dei sintomi psicologici insorti. Invece, le donne che hanno un’interruzione di gravidanza volontaria possono sviluppare sintomi anche a distanza di più tempo. Questo perché il vissuto che accompagna questa esperienza è molto diverso. Alcuni studi ci dicono che 8 settimane dopo l’ i.v.g. il 44% presentava disturbi psicologici, il 36% disturbi del sonno, il 31% si era pentito e l’11% si era fatto prescrivere psicofarmaci dal proprio medico di famiglia. Altre ricerche hanno messo in evidenza che circa il 30% ha ancora dubbi riguardo la decisione di abortire al momento dell’i.v.g.: questi sono dati che devono far riflettere.
Il momento della scoperta di una gravidanza è un evento delicato nella vita di una donna. Soprattutto quando la gravidanza è all’interno di una situazione problematica ella si trova in una condizione psicologica vulnerabile, dove le influenze interne ed esterne giocano un ruolo fondamentale nella decisione finale. E’ alta la probabilità che una donna prenda una decisione che non trova corrispondenza con una scelta davvero consapevole. Questo può portare quindi a sentimenti di rimpianto che possono presentarsi in periodi successivi. Quindi è importante la giusta consapevolezza relativa alla sofferenza psicologica per supportare la donna che si trova a viverla.
L’evento dell’aborto tocca dimensioni molto personali e profonde della donna. Attraverso quell’evento, una parte di sé viene meno e come tale ciò comporta una sofferenza sul piano psicologico ed esistenziale. Dalla donna si genera la vita e quando questa possibilità di essere viene interrotta, il vissuto che ciò promuove attiva sentimenti profondi. Sono questi che vanno accolti, curati e quindi risolti di quell’evento, al fine di restituire alla donna la sua serenità nel rapporto con se stessa.