BY: Irene Barbruni
Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla presenza sia di pensieri intrusivi che da comportamenti compulsivi. Il termine ossessione deriva dal latino obsidere che significa bloccare. Questo tipo di disturbo può presentarsi in diversi modi, ad esempio: temere eccessivamente i germi, aver un timore sproporzionato di procurare danni o di perdere il controllo, sentire il bisogno di sistemare gli oggetti in un determinato modo.
Anche se il soggetto è consapevole che i suoi atti o le sue idee ossessive sono insensati, non riesce a non riprodurli, quindi a non evitare di attuare un certo rituale. I rituali li ritroviamo nel mondo infantile come nell’uomo primitivo, ma diventano un disturbo nel momento in cui non placano l’ansia, ma anzi divengono motivo di ansia, che è dovuta all’aspetto compulsivo cioè al fatto che il soggetto non può sottrarsi. I rituali che, normalmente fanno parte del mondo infantile, solitamente vengono superati nell’età adulta per lasciare spazio ad una maggiore consapevolezza. Essi possono comunque riapparire in alcune situazioni, magari particolarmente stressanti, senza assumere significato patologico.
Le ossessioni sono quindi pensieri, immagini o impulsi vissuti come disturbanti. Purtroppo questo tipo di patologia diventa molto invalidante nella vita della persona. Solitamente l’esordio si evidenzia in età adolescenziale, anche se recentemente si è osservato un aumento di casi anche in età infantile. É più comune nei maschi dove assume più frequentemente una sitomatologia più grave.
Ma cosa nasconde questo tipo di sintomatologia?
Abbiamo parlato del rituale. Il rito mette in atto una serie di comportamenti simbolici che, secondo alcuni autori, nell’uomo primitivo hanno preceduto e hanno dato lo spunto per l’elaborazione dei miti. E. Durkheim afferma che il rito è il mito messo in azione. Il significato del rito lo possiamo ricercare nell’ambito dell’antropologia, come ad esempio quelli che hanno la funzione di controllo delle forze naturali, oppure di protezione in alcune fasi di passaggio nella vita di un individuo. Secondo la psicologia freudiana il rituale presente nel disturbo ossessivo compulsivo, è un tentativo di ridurre l’angoscia derivata da pulsioni che il soggetto non può soddisfare, perché ritenute non accettabili. Questa teorizzazione risente molto della visione per la quale l’essere umano è percorso da pulsioni che deve saper controllare o meglio che il super io controlla e censura. Questa interpretazione poteva andare bene in una società chiusa, molto dogmatica, dove i comportamenti erano molto controllati e stereotipati; non è più però la situazione attuale. L’interpretazione che ne fornisce la psicologia analitica junghiana ci aiuta a capire meglio l’origine del sintomo. Nella psicologia analitica, il rito è paragonato ad un contenitore psichico della trasformazione, che è necessario per preservare l’equilibrio in momenti di transizione da un modo d’essere ad un altro. Questa lettura ci spiega meglio del perché il sintomo scaturisce da un momento di forte tensione per il soggetto, un esame importante, la perdita del lavoro, una decisione da prendere che comporta il rischio di perdere la sicurezza. Un percorso psicoterapico avrà lo scopo di supportare il soggetto verso un differente modo di scoprire e affrontare ciò che è fonte di ansia profonda per lui. Quindi incentivare lo sviluppo di capacità più consapevoli e mature.
Come già sottolineato il disturbo ossessivo compulsivo è molto invasivo nella vita della persona e per questo motivo è fondamentale che venga riconosciuto e curato poiché i sintomi tendono ad aggravarsi con il tempo.