BY: Irene Barbruni
Indubbiamente sono molti i cambiamenti che osserviamo all’interno dei nuclei familiari. Oggi la cura dei figli non è più esclusivamente svolto dalle madri. Ma perché a volte sentiamo il temine “mammo”? Spesso le parole che usiamo, anche in modo non consapevole, veicolano dei messaggi in modo subdolo: quindi, in questo caso, è importante riflettere sui ruoli genitoriali.
Al di là della cura del bambino, che può e deve essere suddivisa tra i genitori, vi è una modalità diversa di approcciarsi al proprio figlio. Entrambe le relazioni con i genitori sono fondamentali per la crescita, ovviamente parliamo di figure genitoriali amorevoli senza problematiche o patologie. Dal punto di vista relazionale la madre è più sensibile al mondo soggettivo del proprio figlio, quindi è più attenta alle problematiche psicologiche e relazionali. Questo atteggiamento facilita l’empatia con il bambino, ma sviluppa anche la tendenza ad una eccessiva protezione. Diversamente, il padre è più legato al mondo del fare, delle esperienze e spinge maggiormente il figlio verso il principio di realtà. Il principio di autorità del padre ha il ruolo di sviluppare nel giovane quelle capacità utili ad affrontare le difficoltà della vita. Quindi, il padre spinge verso la volizione tralasciando, invece, gli aspetti etici e relazionali di quelle esperienze. Ecco che si comprende bene come i ruoli genitoriali siano equamente importanti e fondamentali per una crescita armonica, se sono equilibrati e dialoganti tra loro.
Alla luce di queste riflessioni la definizione “mammo” purtroppo svilisce sia la funzione materna che paterna. Oggi sappiamo che nel nostro paese le donne si occupano in modo prevalente dei figli e della casa, anche se sempre di più anche i padri sono impegnati nel lavoro domestico. Quindi la figura genitoriale maschile tende ad essere più presente nella relazione con il proprio figlio e di conseguenza questi tende ad aumentare le richieste al proprio padre.
Possiamo pensare che la definizione “mammo” sia legata al fatto che un padre che si occupa anche della cura della casa e dei figli, è visto come eccezione. In realtà una presa di coscienza dell’importanza della figura paterna oggi è fondamentale. Il maggior tempo educativo con i figli, tenendo conto delle caratteristiche psicologiche che abbiamo spiegato, è auspicabile e prezioso anche per il padre stesso. A volte capita di leggere della “crisi del padre”, ossia del principio di autorità, che oggi spesso si osserva. Al di là di quello che si fa con il proprio figlio è fondamentale l’atteggiamento del genitore. E’ giusto liberarci da vecchi stereotipi circa i ruoli familiari perché un padre che cucina per i propri figli non perde la propria identità maschile. Tuttavia il padre oggi tende a dimenticare il suo ruolo normativo e indicativo per scivolare verso un ruolo più amicale che paterno. E’ molto importate che il padre sappia trovare l’equilibrio tra la sua maggiore presenza nella vita del figlio, con le conseguenti complicità ludiche, a cui ciò lo espone, con la necessaria attività orientativa, sia pragmatica che etica, del proprio figlio. Per far ciò è necessario che egli sappia mettersi in discussione, si adoperi per analizzare il senso ed il movente che muove le sue scelte e il suo agire. Se sarà vigile in se stesso e su se stesso, potrà evolvere proprio attraverso l’evoluzione delle necessità del figlio, aiutandolo a sviluppare le capacità pragmatiche, poetiche ed etiche che ne garantiranno una vera autonomia.