BY: Irene Barbruni
I bambini, nella società contemporanea, hanno la possibilità di connettersi ad internet in età sempre più precoce, purtroppo torniamo a parlare dei pericoli che vi sono dietro l’utilizzo della tecnologia. Dico purtroppo perché essa è un mezzo potente che ha sicuramente ottime potenzialità, ma sappiamo dalle varie statistiche, che l’utilizzo dei mezzi tecnologici non è impiegata dalle nuove generazioni come mezzo di conoscenza; ma il modo di utilizzo li trasforma in una fonte di immagini e contenuti che di fatto deformano e limitano le capacità psicologiche del soggetto. A questo riguardo, interessanti sono gli studi riguardanti la relazione tra uso del cellulare e media scolastica. Per il 90% degli studenti il numero di ore trascorso al cellulare è inversamente proporzionale alla media scolastica (non è la stessa cosa per l’utilizzo della tv, che invece non incide nella capacità di apprendere): quindi l’utilizzo del telefono (che nella stragrande maggioranza dei casi è legato all’invio e ricezione di messaggi) è fonte di distrazione continua che porta all’insuccesso nello studio. Ciò a causa delle dispersione del pensiero che produce una dinamica entropica, cioè disgregativa, in contrasto con l’attività di coscientizzazione che invece è di concentrazione. Questo, come altre tipologie di problematiche legate all’utilizzo di quel tipo di tecnologia, è legato al fatto che un soggetto, non sufficientemente formato, non è in grado di utilizzare in modo attivo lo strumento tecnologico, ma ne rimane intrappolato in un utilizzo caotico e passivo.
Tra le varie attività che, come abbiamo detto, riguardano nella maggior parte dei casi lo scambio di foto e messaggi, vi è anche lo scambio di materiali con contenuto sessuale che è in costante crescita. Questo fenomeno è chiamato sexting e interessa sia i maschi che le femmine, anche se queste ultime sono quelle che ne subiscono maggiormente gli affetti negativi, come quasi sempre accade. Infatti tra le conseguenze relative a questo fenomeno c’è il ricatto di divulgazione delle immagini, che rientrano in fenomeni di violenza come il cyberbullismo. Le ricerche ci dicono che questa pratica perversa non solo è in crescita, ma riguarda sia adolescenti che pre-adolescenti. Il coinvolgimento dei giovanissimi in questa tipologia di relazione virtuale comporta dei rischi che non possono essere sottovalutati. Al di là della mancanza di consapevolezza dei problemi legati alla divulgazione di queste immagini che riguardano il codice penale (poiché si configura come divulgazione di materiale pedopornografico), vi sono dei rischi legati alla crisi dell’intimità che porta risvolti psicologici ad ogni età, ma certamente le conseguenze vengono amplificate quando l’utilizzo avviene precocemente.
Tralasciando i rischi connessi agli aspetti legali e ai rischi relativi alla divulgazione di immagini sensibili su internet, vorrei soffermarmi sugli aspetti psicologici legati alla diffusione di questa abitudine, che risulta come la punta di un iceberg rispetto a problematiche profonde che si riscontrano nelle nuove generazioni.
Lo scatto di una foto a contenuto intimo è legato alla crisi dell’intimità sempre più dilagante. Essa deriva da una tendenza all’estroversione e da una perdita dell’esperienza soggettiva. Una personalità equilibrata deve possedere sia capacità di estroversione (ossia di rapporto con il mondo esterno), sia capacità introversive (legate all’ascolto della dimensione interiore). Nella realtà quotidiana il mondo soggettivo (o sfera soggettiva) è inflazionato dall’attitudine all’estroversione. L’esperienza è quindi sempre versata nel mondo esteriore, fino ad ammutolire la dimensione soggettiva nel proprio intimo.
L’uomo cerca per tutta la vita di realizzare se stesso, ma questa tensione viene catturata dalla società, in questo caso consumistica ed ostentativa; la realizzazione passa attraverso il successo mondano, che invece di completarlo lo travia, lo oscura e lo allontana dal suo centro (da cui il continuo senso della mancanza di qualcosa che è utile al consumismo). Quindi il soggetto si trova a vivere una falsa ricerca di sé che si traduce, se parliamo di tecnologia, nelle foto postate e nei commenti che si leggono ad ogni ora del giorno e, in molti casi, anche della notte.
Anche negli incontri d’amore tante persone cercano una realizzazione piuttosto che l’amore. Il piacere della sessualità dovrebbe inscriversi dentro un’unione visibile, ma anche invisibile, che può avvenire nella dimensione interiore e spirituale. Il piacere è però subito scelto e posto al centro dell’evento che unisce i due, così l’unione viene oscurata e svuotata di senso, si è giunti quindi alla separazione tra sessualità e sentimento. Se sganciamo la sessualità dal sentimento non possiamo essere capaci di commisurare le nostre scelte comprendendo i bisogni dell’altro attraverso comportamenti eticamente corretti.
Da ciò quindi derivano le conseguenze legate alla mercificazione del corpo e alla presenza di minacce (“se mi ami devi inviarmi quel tipo di foto”) o di pressione dei pari (“lo fanno tutti”).
Bauman, il noto sociologo, in un’intervista spiega come i social network diano la possibilità di avere facilmente milioni di contatti con altre persone. Questi contatti danno la possibilità, spiega, di avere un rapporto senza restrizioni e con poco sforzo; ciò rende anche più facile chiudere una relazione e rende possibile avere un maggior numero di rapporti. Se si “guadagna” qualcosa da una parte, dall’altra parte si perde qualcos’altro; in questo caso nella molteplicità di rapporti diversi si perde la parte profonda del rapporto d’amore e la condivisione delle esperienze. Bauman spiega che si perde quel lavoro e quello sforzo che in un rapporto d’amore ci obbliga a convincere ogni giorno il nostro partner di essere degno di lui. Ecco che il giovane adolescente, che deve ancora maturare la propria capacità di entrare in una relazione d’amore profonda con l’altro, può perdersi di fronte a questa possibilità di relazione attraverso immagini prive del contatto umano. Questo processo disgregativo e mortificante per l’esperienza soggettiva è ancor più evidente nello scambio di materiale relativo alla sfera sessuale. L’altro non è più l’Alterità del proprio anelito al dialogo (logos a due), ma diviene oggetto del proprio piacere guidato del desiderio del possesso; ciò conduce ad un grave impoverimento etico.