BY: Irene Barbruni
Kramer contro Kramer (Kramer vs. Kramer)
di R. Benton (USA, 1979)
USA 1979. Regia: R. Benton. Interpreti principali: D. Hoffman, M. Streep.
Dal romanzo di Avery Corman.
Kramer contro Kramer è un film americano del 1979, tratto dal romanzo di Avery Corman, che tratta il tema della crisi di coppia e del divorzio raccontato attraverso uno scontro in tribunale tra i genitori per l’affidamento del figlio.
Il personaggio di M. Streep è una donna che attraversa un momento di profonda crisi personale ed è alla ricerca di un nuovo senso nella propria vita. Dopo otto anni di matrimonio e con un figlio decide di trovare se stessa al di là dei ruoli che ricopre. Non trova nel marito un punto di appoggio e di comprensione; egli, infatti, è preso dalla sua carriera e da per scontata la presenza della moglie che si occupa della casa e accudisce il figlio durante la sua assenza per il lavoro. Quindi, una relazione di coppia in crisi principalmente per un momento di riflessione della moglie, che non trova una partecipazione e una comprensione da parte del marito, che è totalmente estraneo a quanto essa sta vivendo.
Solo l’amica è a conoscenza dei tumulti personali che sta vivendo la protagonista e comprende questi vissuti probabilmente perché vicini anche alla sua situazione personale. Entrambe condividono il sentimento di frustrazione verso la vita di casalinga che non fornisce elementi sufficienti per la loro autorealizzazione.
La maternità è in un primo momento, probabilmente, vissuta come un qualcosa di doveroso in quanto donna e moglie, ma non percepita in modo consapevole. Sicuramente la protagonista non esaurisce nel ruolo materno la propria identità e autorealizzazione che è cercata anche in altri campi. L’essere madre all’inizio in un momento di confusione è vissuto come un ruolo non adatto e troppo grande per lei. Ma, quando prende coscienza di se stessa e acquista più fiducia nelle proprie capacità, il ruolo di madre è percepito come una parte della propria identità molto importante e inscindibile da se stessa. Il corpo esprime il vissuto interiore e la crisi di identità attraversata dalla protagonista. All’inizio esso è svilito e sofferente, in seguito la nuova consapevolezza fornisce nuova luce e forza espressa attraverso l’immagine che fornisce di sé attraverso la propria presenza.
Il fare è determinato e anche nel momento di crisi fornisce una via d’uscita alla forte sofferenza. La conoscenza è diretta verso se stessa e spinge alla ricerca del senso della vita e di una propria realizzazione come donna e come persona.
Nel personaggio di questa donna si può trovare sia l’aspetto descritto da Maslow (Motivazione e personalità, 1973) del bisogno di esplorare altri lati dell’identità che non sia solo quella di madre e moglie, sia l’aspetto che analizza Brustia (Donna e lavoro: il mondo interno e la realtà esterna, 1990) del conflitto che il genere femminile vive nel momento in cui deve conciliare il ruolo di madre con quello di donna che lavora. Nella reazione del marito si vede anche come il bisogno di ricercare le proprie capacità e coltivare le aspirazioni personali non siano da lui comprese; a questo riguardo Brustia (Donna e lavoro: il mondo interno e la realtà esterna, 1990) spiega che spesso il bisogno di realizzazione di una donna nel mondo del lavoro è accettato e compreso solo se è dovuto a problemi economici.
Inoltre si può osservare che in questo personaggio compare anche il conflitto tra il bisogno di evadere dal ruolo di moglie e madre e la consapevolezza che non è possibile fuggire dall’essere madre. Nel momento in cui la protagonista riflette su se stessa, ricercando la propria identità, riscopre anche il proprio ruolo di madre.