BY: Irene Barbruni
La paura dei mostri fa parte del mondo dell’infanzia di ogni individuo. Essa deve avere quindi un ruolo importante nell’evoluzione della nostra psiche.
Il noto psicoanalista Jung nel corso dei suoi studi sulla personalità, traendo spunto dalle scienze alchemiche, spiega che è fondamentale l’integrazione del nostro lato Ombra. Esso rappresenta quella parte della personalità inconscia con la quale diviene necessario trovare un dialogo. Infatti stabilire un contatto dialogico con la parte profonda di noi stessi significa stabilire un legame con il nostro sapere inconscio, un sapere sedimentato nei millenni della storia. Infatti Jung aggiunge al concetto di inconscio personale, quello di inconscio collettivo, ossia l’insieme delle esperienze dell’umanità che risiede dentro la nostra psiche attraverso gli archetipi.
Il termine “mostro” ha assunto una connotazione esclusivamente negativa solo recentemente. In realtà in passato esso racchiudeva significati come per esempio “un segno divino inviato da Zeus” nel mondo greco; oppure in latino la parola “monstrum” era legato originariamente al verbo “avvertire”, “richiamare l’attenzione su”. Nelle fiabe non è un caso che essere inghiottiti dal mostro coincida con un momento di trasformazione. L’intreccio fiabesco ha proprio la funzione di spingere il bambino ad esplorare il proprio mondo interioree, da ciò trovare la soluzione tra dimensioni opposte come, per esempio, il bene e il male. Quindi il bambino impara prima ad esplorare la propria Ombra attraverso la fantasia, per poi avere gli strumenti per affrontare il mondo esterno e le difficoltà della vita reale.
A volte si può avere la percezione che i bambini di oggi non si lascino spaventare come i bambini di qualche decennio fa. Certo molte cose negli ultimi decenni sono cambiate. Oggi i bambini hanno meno occasione di entrare in contatto con la loro personale interpretazione del mostro che è raffigurato in modo esponenziale da film, cartoni animati e videogiochi. Il mostro è diventato iper realistico grazie alle nuove tecnologie. Inoltre è accaduta un’altra cosa particolare: sempre più spesso, in alcuni cartoni animati, il mostro è mutato in qualcosa che fa ridere (vedi il cartone animato Monsters & Co.), oppure diventa buono e protagonista della storia (come il personaggio di Vampirina). Si è cercato quindi di esorcizzare la paura? Purtroppo, in questo modo, si danno meno possibilità al bambino di trovare una soluzione attraverso il contatto con sé stesso. Il percorso che il fanciullo intraprende per riuscire a contrastare i mostri, gli permetterà l’affermazione della sua individualità e della sua autonomia. Quindi è probabile che oggi i bambini appaiano meno impauriti dai mostri perché si abituano a molteplici immagini, di fronte alle quali sono però passivi e hanno meno occasioni di esplorare tali immagini archetipiche ospitate nel profondo della loro psiche.
La paura dei mostri la ritroviamo anche negli adulti e nel mondo reale. Se nell’infanzia non si affronta il rapporto con il mostro nella propria fantasia non si potrà avere la giusta capacità di sicurezza nell’affrontare i “mostri reali” nell’età adulta. Quindi lasciamo spazio all’espressione creativa nei bambini lasciandoli incontrare i propri mostri, dandogli la possibilità di vincerli come gli eroi delle fiabe, proteggendoli così da immagini troppo realistiche che limitano le loro potenzialità creative. Il processo di evoluzione interiore passa anche attraverso l’interiorizzazione delle gesta dell’eroe positivo e giusto che sconfigge le avversità e le malvagità del mondo. Se l’eroe non è capace di distinguere il bene dal male (la confusione tra questi aspetti a cui abbiamo accennato sopra), il bambino cade nell’illusione che non vi siano avversità e che tutto sia possibile al suo desiderio. Ciò sviluppa una personalità in fondo fragile e non é un bene per l’evoluzione della persona.