BY: Irene Barbruni
Riso amaro
di G. De Sanctis (Italia, 1949)
Italia 1949. Regia: G. De Sanctis. Interpreti principali: S. Mangano, V. Gassman, D. Dowling, C. Lizzani.
Riso amaro è un film italiano del 1949 che racconta le vicende di due donne, nell’Italia del dopoguerra, sullo sfondo del mondo contadino e popolare dell’Italia che vive la liberazione dal fascismo.
La protagonista, Silvana, è una giovane che parte alla volta delle risaie e durante il viaggio viene coinvolta da Walter e Francesca, un coppia di ladri. Mentre Francesca, rendendosi conto della meschinità di Walter, cerca di non farsi più usare da lui, Silvana cade nella trappola credendo di aver trovato amore e sicurezza.
Silvana è una donna che nasconde, dietro ad atteggiamenti che sfoggiano la sua bellezza e carica erotica, un temperamento fragile e ingenuo. Incantata dal sogno di vivere una vita diversa acconsente passiva a tutto ciò che Walter le chiede. Quando brutalmente vede la vera realtà e l’inganno che ha subito, non sopportando la sofferenza ed il disgusto morale per quello che stava facendo, si toglie la vita.
L’altro personaggio femminile di rilievo è quello di Francesca che, avendo vissuto prima di Silvana la stessa sua esperienza, tenta di salvare la ragazza da una relazione distruttiva. Francesca non solo riesce a liberarsi di Walter, ma lo affronta cercando di fermare il piano di furto, che avrebbe recato gravi danni alle donne che avevano lavorato duramente.
In questo film è anche rappresentata l’amicizia, tra queste donne lavoratrici, che nasce come unico modo per poter affrontare, con maggior forza, una situazione comune. Lo scarso potere che detengono è legato dall’unione che riescono a consolidare condividendo la stessa miseria.
Il rapporto di coppia che è rappresentato dai personaggi è un tipo di relazione in cui la donna è un oggetto da utilizzare e, quindi, è totalmente sostituibile. Le due protagoniste diventano succubi di un uomo che riesce a nascondere la propria indole crudele e violenta attraverso le false promesse di una vita migliore che verrà. Una strategia che attecchisce in un tipo di femminile che sogna un futuro felice e che vuole uscire dalla povertà e che ha la convinzione che solo un uomo può fornire una vita migliore.
In Silvana si può riconoscere lo schema di riferimento (della donna di quel tempo, ma anche di oggi) secondo il quale la bellezza è il mezzo che garantisce il successo e l’immunità dalle tragedie della vita. Quindi, il rapporto con la corporeità è essenziale nel suo rapportarsi al mondo. La scena del ballo raffigura chiaramente questo assunto: questa donna è convinta che con la sua bellezza possa dominare il mondo degli uomini, senza accorgersi che è un oggetto ai loro occhi. Silvana ha un modo di agire che ostenta sicurezza di sé ma che nasconde bisogno di sostegno; un fare viziato dallo schema esposto precedentemente.
Francesca quando acquista consapevolezza della situazione in cui si trova reagisce con forza e determinazione raggiungendo una capacità di valutazione superiore che le consente di svelare la natura negativa del proprio uomo. Nel personaggio di Silvana, invece, la conoscenza è molto legata alle sensazioni riferite alla corporeità e non sviluppa un livello di conoscenza oltre tali sensazioni.
Per quanto riguarda la dimensione dell’aspetto spirituale, non si osserva un’apertura ad un sentimento religioso, se si esclude un senso di lealtà e di amicizia di Francesca verso Silvana e verso la comunità.
Confrontando Silvana e Francesca si può vedere come la conoscenza di se stesse e della realtà che le circonda sia una differenza sostanziale tra le due donne. Silvana vive la paura di conoscere (Maslow, Motivazione e personalità, 1973) e sembra utilizzare la difesa della negazione perché nel dialogo si può intuire come, probabilmente, pur sapendo che sta aiutando un uomo senza scrupoli, ha bisogno di credere che l’uomo finalmente le faccia vivere la vita che ha sempre sognato. Invece nel personaggio di Francesca vediamo come la conoscenza, in questo caso del proprio uomo e di un’altra realtà nuova (donne che lavorano duramente per guadagnarsi da vivere), la renda più libera e più forte.
In questo film sono rappresentate due donne che riescono ad affermarsi solo superando la cattiveria maschile e sono, comunque, destinate a non essere felici.